PARERE DEL SENATO SULL’AG 303 “AUTORITA’ PORTUALI”
CONDIZIONI
– Partecipazione societaria delle nuove ADSL. Sino ad oggi le Autorità portuali hanno costituito molte società che si occupano dei più differenti temi. In molte sono azionisti di maggioranza e in alcuni casi addirittura azionisti al 100%. Appare anche strano che in molte di queste società ci siano consigli di amministrazione e Presidenti che coincidono con persone presenti nei Comitati portuali. E’ stato molto importante inserire nel parere a chiare lettere, che le nuove ADSL non potranno più detenere partecipazioni societarie se non in minoranza. Importante anche chiarire ai futuri Presidenti che non potranno detenere partecipazioni, neanche in minoranza, in società che non siano considerate strategiche e per i soli settori logistici e di infrastrutture;
– Ufficio amministrativo decentrato. Le ADSP avranno la facoltà di istituire un ufficio amministrativo decentrato. La logica è che la eventuale decisione di aprire uffici in porti minori deve poter essere affidata ai nuovi presidenti delle ADSP al fine di razionalizzare le nuove strutture secondo i nuovi criteri normativi. Ma non è obbligatorio.
– Controllo sui piani di sviluppo portuali. Inserito il principio che la Conferenza nazionale delle Autorità dovrà anche verificare i piani di sviluppo portuale dalle specifiche relazioni predisposte dalle singole ADSP; in tal modo la Conferenza nazionale potrà valutare come lavorano le singole Autorità.
– Prevista la figura di un esperto nella segreteria tecnica. Aggiunta la possibilità che il Ministro, oltre a potersi avvalere di una segreteria tecnica (cosa che già era scritta), potrà avvalersi di un esperto che abbia competenze nel settore dell’economia dei trasporti e portuale al fine di consentire una operatività quotidiana alla Conferenza nazionale. Non era infatti pensabile che da solo il Ministro coordinasse la Conferenza nazionale. Questo avrebbe significato l’ingessamento di fatto della Conferenza stessa che invece deve coordinare efficacemente il sistema dei porti di tutto il Paese. E’ stato necessario prevedere un operativo, mentre il vecchio cluster marittimo dai presidenti come Forcieri e Pasqualino Monti volevano di fatto rendere ininfluente la Conferenza nazionale che, se presieduta solo dal Ministro, si sarebbe potuta riunire una volta ogni qualche mese consentendo così ad ogni singola Autorità, di continuare ad operare, di fatto, senza alcun controllo.
OSSERVAZIONI
– Attualizzare le norme per le Capitanerie di Porto. Nel parere non compariva alcun riferimento alle richieste avanzate dall’Ammiraglio Melone, Comandante Generale delle Capitanerie di Porto, in audizione al Senato. Il Senatore Maurizio Rossi ha chiesto e ottenuto di inserire la primaria richiesta di una riscrittura del testo che dal 1994 non era mai stato adeguato a tutte le norme uscite dopo tale data. In tal modo si evita una confusione normativa relativamente all’art 3 della L. 84/’94. E’ stato quindi inserito l’invito al Governo di attualizzare le norme e i riferimenti legislativi ivi contenute, relative alle competenze del Comando generale delle capitanerie di porto, alcune delle quali non più vigenti da decenni;
– Istituzione della gara ad evidenza pubblica per la concessione delle aree demaniali. Si stabilisce il principio che per la concessione delle aree demaniali e delle banchine nell’ambito portuale, si debba procedere “sempre ed esclusivamente mediante procedure di gara ad evidenza pubblica, in conformità alla disciplina prevista in materia dall’Unione europea”.
Fino ad oggi le concessioni erano affidate ai concessionari con affidamento diretto, secondo criteri molto discrezionali da parte delle vecchie Autorità portuali, senza alcuno standard amministrativo e senza alcuna gara, tanto che, nel tempo, si sono viste concessioni anche per 60 anni a prezzi ridicoli rispetto agli investimenti effettuati. La gara pubblica quindi, mettendo in competizione più soggetti interessati disposti ad investire, è l’unico strumento in grado di assicurare l’affidamento della concessione ad un giusto costo, con la presentazione di garanzie adeguate, con un piano di investimenti adeguato, con criteri di trasparenza e parità di concorrenza secondo i dettami europei. Anche se nel parere alcuni hanno voluto richiamare il rispetto della normativa europea, cercando di sostenere in tal modo che la normativa europea non ricomprende i porti, Rossi ha fatto notare che solo in Italia si parla di concessioni demaniali, infatti nel resto d’Europa le aree, come a Rotterdam ad esempio, sono di proprietà delle Autorità e quindi seguono contratti di affitto regolati dal codice civile che non devono sottostare a gare. Nel caso italiano invece, visto che si tratta di aree demaniali, si dovranno seguire le norme europee sull’assegnazione di aree demaniali che sono regolate dalla famosa direttiva “Bolkenstein” che prevede di fare le gare.