In occasione dell’audizione del Presidente, Direttore generale e CDA Rai in Commissione di Vigilanza sul nuovo piano delle news, il senatore Maurizio Rossi è intervenuto per esprimere molte perplessità.
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INTERVENTO DEL SENATORE MAURIZIO ROSSI IN COMMISSIONE DI VIGILANZA RAI IL 25 GENNAIO 2017 IN OCCASIONE DELL’AUDIZIONE DEL PRESIDENTE DELLA RAI MONICA MAGGIONI, DEL DIRETTORE GENERALE ANTONIO CAMPO DALL’ORTO E DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA RAI
Direttore, intanto vorrei evidenziare che quando lei ha parlato di come fare una media media company ha fatto vedere un elenco di emittenti che avete analizzato per capire come andrebbe strutturata. Ho notato che delle circa 10 media company, solo una è di servizio pubblico, mentre le altre sono emittenti che non ricevono alcun canone o abbonamento. L’unica di servizio pubblico è BBC, e non è un caso.
Vorrei dare delle indicazioni di quello che succede in altri paesi, senza polemica, ma secondo me c’è un forte rischio di incorrere in un’infrazione comunitaria per concorrenza sleale.
Nel sistema tedesco, ad esempio, il servizio pubblico televisivo non entra nel sistema web, Internet, social, per un’espressa posizione presa da tutti gli operatori del paese, che sostengono che l’utilizzo di denaro pubblico sulle piattaforme web, con l’investimento di decine o centinaia di milioni di euro, da una parte toglie dei click agli altri operatori, che su quei click ci vivono. Dall’altra parte, se il soggetto inserisse anche della pubblicità, lederebbe gravemente la concorrenza sul mercato. Questo è un punto che voi date per scontato, ma io non mi meraviglierei se poi i soggetti nazionali dovessero a un certo punto intentare delle azioni per concorrenza sleale contro gli aiuti di Stato in sede nazionale ed europea.
Il punto che io sostengo è che ad oggi quello che presentate è uno splendido esercizio, ma noi siamo l’unico paese d’Europa nella storia che sta andando avanti in un regime di proroga di una concessione, situazione considerata al limite del legittimo; secondo alcuni avvocati che ho interpellato addirittura non sarebbe legittima.
La proroga della convenzione non è certo una colpa che faccio alla Rai, è colpa certamente del Governo. Doveva essere rinnovata, ricordiamolo, entro il 6 maggio dello scorso anno.
In mancanza della concessione è da vedere se effettivamente oggi la Rai possa proseguire con il servizio pubblico. Sinché nessuno impugnera’ la proroga in Europa, potrete andare avanti, ma se qualcuno la impugnasse, la legittimità in questo momento da parte della Rai di esercitare servizio pubblico sarebbe messa in discussione.
Non solo, questa è una posizione per cui non esiste un precedente in Europa per il sistema di servizio pubblico televisivo ma in altri casi la proroga di servizio pubblico è stata considerata assolutamente illegittima se non passa da gara.
Fui proprio io, al convegno di Gasparri, prima del 6 maggio dello scorso anno, a dire che l’unica soluzione sarebbe stata una proroga, almeno fino a dicembre: immaginavo che i tempi sarebbero stati lunghi. Oggi siamo veramente fuori da ogni immaginazione.
Ma il punto più grave è che voi avete fatto un esercizio, ma state lavorando al buio. E se la convenzione, che dovrebbe essere presentata a questa Commissione di Vigilanza da ormai molto tempo, dovesse dire delle cose completamente diverse dal piano che oggi presentate? Io ho posto questa domanda al sottosegretario Giacomelli quando è venuto in audizione. Ad esempio: quanti canali ci saranno? Tre? Cinque? Giacomelli ha detto che forse i canali sono troppi. O magari non si potrà operare sulla parte web per non incorrere in problemi di concorrenza sleale o di vantaggio competitivo della Rai nei confronti degli altri siti privati.
Oppure, invece, voi state scrivendo quella che dovrà essere la convenzione? Questo non mi piacerebbe, perché non penso che il vostro esercizio debba essere un’indicazione al Governo di quello che poi dovrà essere scritto nella convenzione.
Ricordiamoci che cos’è la convenzione. La convenzione è quell’atto che deve scrivere il Ministero, che deve contenere la mission che avrà la Rai nei prossimi 10 anni. Se ci sarà la pubblicità, se non ci sarà la pubblicità, quanti canali, che cosa deve essere considerato il servizio pubblico e cosa non è considerabile servizio pubblico.
Ricordo che, sempre a livello comunitario, quando si sceglie per legge di affidare a un unico soggetto l’erogazione di un servizio pubblico, senza gara, deve essere data ampia motivazione delle ragioni per cui quel soggetto è l’unico in grado di svolgere quel determinato servizio pubblico. Questo, nella legge, non c’è. Non è stato ampiamente motivato: è stato solo scritto che è la Rai.
Questo è illegittimo, e quindi consiglio, con spirito di collaborazione, di inserire per quale motivazione la Rai è l’unico soggetto in grado di svolgere il servizio pubblico.
Finisco dicendo una cosa sul concetto di servizio pubblico: dai dati di ascolto di ieri emerge che Agorà ha battuto Floris: 5,9% di Agorà contro 5,6% di Floris. C’è un dato che non viene detto: quanto è costato Agorà ai cittadini, e quanto è costato Floris.