di Maurizio Rossi*

Da notizie stampa leggo dichiarazioni della nuova proprietà inglese del Gruppo Gip, ormai ex Negri. Ritengo che si debbano fare dei distinguo. Se a Voltri-Prà il socio di maggioranza è Psa (che offre garanzie certe) e a Calata Bettolo col Gruppo Aponte si deve procedere con l’assegnazione del terminal, il caso che più mi preoccupa è quello relativo al Terminal Sech. I motivi sono due: in primis la scadenza della concessione nel 2020, poi perché – in questo caso – non sappiamo se due fondi d’investimento (di cui uno pensionistico) siano l’ideale per garantire traffici e occupazione.

Le parole sono una cosa, le garanzie da fornire per gestire le banchine ben altro. Penso che si debba valutare con grande attenzione come gestire le domande di proroghe sulle concessioni. Serve un nuovo assetto del Porto di Genova che possa garantire un futuro allo scalo e alla città. Il destino delle due realtà è imprescindibile e non possiamo permetterci errori di valutazione proprio adesso, in vista delle nuove assegnazioni per decine di anni.

Se il Mit di Delrio avesse fatto ciò che doveva fare, emanando il regolamento di attuazione della legge 84/94, oggi ci sarebbero norme precise da rispettare e garanzie reali da fornire. E non solo promesse. Per questo ritengo fortemente responsabili gli uffici del Ministero che si occupano della portualità per questo grave ritardo dopo mille rimandi. I miei più sentiti complimenti a Luigi Negri che ha fatto un capolavoro con un’operazione da 300 milioni: chapeau!