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Atto n. 4-07118
Pubblicato il 7 marzo 2017, nella seduta n. 777
ROSSI Maurizio – Al Ministro dello sviluppo economico. –
Premesso che:
è di luglio 2016 la notizia dell’ultimo accordo (il primo risale al 2014) siglato dall’azienda di punta del settore navale italiano, Fincantieri, leader nella costruzione di navi da crociera a livello mondiale, con alcuni cantieri cinesi per la costruzione di almeno 4 nuove navi da crociera di ultima generazione;
Fincantieri, oggi controllata al 71,6 per cento da Fintecna SpA finanziaria del Ministero dell’economia e delle finanze, assieme a China State Shipbulding Corporation (Cssc), Carnival (il più grande gruppo crocieristico mondiale), Swc e CicCapital, hanno dato luogo ad una joint venture di dichiarata strategia commerciale. Con un nuovo marchio, infatti, in un cantiere di Shanghai verranno costruite le prime 2 navi da crociera della joint venture, basate sulla piattaforma delle navi di classe “Vista”, realizzate in Italia da Fincantieri per il gruppo Carnival. Il design sembra che verrà adattato ai gusti e alle esigenze dei clienti cinesi. La prima consegna è prevista nel 2022;
sempre stando alle notizie giornalistiche, l’obiettivo dichiarato dall’amministratore delegato di Fincantieri è quello di aggredire il mercato cinese e asiatico più in generale. Quindi, attraverso il consolidato know how esclusivo dell’azienda Italiana, che oltre a servizi di consulenza specifici fornirà anche alcuni componenti chiave delle navi alle maestranze cinesi, il prossimo futuro vedrà nascere e sicuramente crescere a livello esponenziale una produzione in Cina di una flotta di navi da crociera, che avranno il compito di soddisfare le richieste sempre più numerose del mercato asiatico. Una produzione giocoforza concorrenziale rispetto a quella nazionale, che vedrà crescere la propria capacità di attrazione delle commesse da parte degli armatori internazionali, che fino ad oggi si sono rivolti ai cantieri europei (Fincantieri in testa), in quanto gli unici in grado di costruire tali specifiche unità navali;
il vantaggio economico italiano dell’operazione sembra essere così importante da giustificare la presenza dell’amministratore delegato dell’azienda italiana nella delegazione del recente viaggio del Presidente della Repubblica Mattarella in Cina,
si chiede di sapere:
quale sia e a quanto ammonti il vantaggio economico italiano previsto dalla joint venture nel medio e lungo periodo;
se il Ministro in indirizzo non ravvisi la necessità di tutelare l’importante bagaglio di competenze e know how acquisito da Fincantieri in tanti anni di attività, anche al fine di preservarne la sua leadership a livello mondiale;
se non ravvisi la possibilità che i partner cinesi, una volta acquisite le competenze che oggi sono esclusive di Fincantieri, in un prossimo futuro possano decidere di non aver più bisogno del partner italiano e gestire la propria produzione di navi e il proprio mercato in autonomia e se in tale contesto non siano state assunte precise garanzie di durata o esclusive, che consentano di garantire al cedente di tale tecnologia un ritorno proporzionato alla perdita di concorrenzialità che si manifesta immediatamente per la nascita di competitori asiatici, la cui entrata nel mercato è resa possibile dall’accordo in esame;
se non ravvisi infine la possibilità che, una volta resisi autonomi, i partner cinesi possano addirittura rappresentare un temibile competitor per la stessa Fincantieri nei mercati tradizionalmente di suo appannaggio.